Ripresa e resilienza

In questi giorni i nostri governanti sottolineano la necessità di una ripresa per la grave situazione determinata dalla pandemia, che non cessa di mietere vittime in tutto il mondo abitato. Senza dubbio l’economia della nostra Italia ha sofferto e soffre gravemente per i tempi lunghissimi di chiusura, che ha causato disagi notevoli a migliaia di lavoratori di ogni settore. Ermes Ronchi, teologo, autore di numerosi testi, scrive :“vivere è l’infinita pazienza di ricominciare“. La vita è un percorso inatteso e a volte difficile, ma sta in noi saper vivere, tenendo conto delle nostre origini e del valore del nostro intelletto, unito alla volontà di esserci. Afferma Alessandro D’Avenia, docente e scrittore ;”ogni ripresa ha la sua fatica, e questa più che mai….Per non lasciarsi sorprendere e abbattere, è necessario che ripresa significhi afferrare di nuovo la vita… La resilienza, termine molto diffuso, viene pronunciato in molte situazioni e in origine significa “capacità di un materiale, come rivestimenti e pavimenti, di assorbire un urto senza rompersi“. Per affinità, in campo psicologico, la resilienza indica la capacità dell’individuo di affrontare e superare un evento traumatico, una difficoltà, un disagio profondo. Gli studiosi affermano che tutti siamo capaci di resilienza, ma di fatto, talvolta, i problemi da affrontare ci sembrano montagne da scalare, scogli difficili da raggiungere ed esplorare. Il termine resilienza viene adoperato in Biologia, in Ecologia, in Sociologia e in Informatica per indicare le condizioni necessarie per superare la mancanza di autostima, lo scoraggiamento che ne deriva. Occorrono la consapevolezza, la capacità di concentrarsi nel presente, di staccarsi dai propri pensieri, considerandoli frutto della nostra mente, giudicare gli eventi traumatici come difficoltà che aiutano a crescere, non come minacce che fanno crollare. Dean Becker scrive che bisogna in primis “credere in se stessi, far fronte alle difficoltà in modo positivo”. Ripenso all’ironia che il poeta Salvatore Quasimodo citava parlando di sé e di sua madre, poiché l’autoironia e l’ottimismo della ragione lo aiutavano a vivere, specie in posti lontani dalla sua amata Sicilia. Questo nostro tempo, che trasmette, a molti di noi, sensazioni negative, va vissuto con il detto oraziano Carpe diem…Solo la poesia può confortare la nostra preoccupazione e la nostra ansia quotidiana.

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Nella Cusumano

Amo scrivere poesie e racconti, a parte le ricette antiche della cucina siciliana che amo in particolare perché sono sempre vissuta qui e nata per caso nel Friuli.

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