Sempre estate

Siamo arrivati a venerdì 17 novembre… giorno particolarmente temuto dai superstiziosi, non da quanti usano la ragione e l’intelletto. La nostra terra di Sicilia, sembra cambiare volto, perché il clima è diventato tropicale, direi africano, con tutto il rispetto per le zone di fronte a noi, come la Tunisia, la Libia , il Marocco. Dalla nostra posizione geografica, possiamo definire la nostra terra “il Nord del Nord-Africa”, senza considerare la presenza di molte persone migranti, provenienti da quella zona, che hanno trasferito nel nostro tessuto urbano le loro abitudini, il loro modo di cucinare, la loro lingua spesso incomprensibile. A tal proposito il Festival del cous cous, che si tiene ogni anno a San Vito Lo Capo, nota località della provincia di Trapani, vede protagonisti migliori cuochi e chef del Mediterraneo. Un piatto speciale, il couscous, diffuso in tutta la Sicilia e in particolare nella provincia trapanese, che vanta il migliore olio e tanti vini pregiati, conosciuti in tutta Italia e nel mondo. Abitare in una città, vicina a Segesta e a Selinunte, per me è motivo di serenità, mi riporta agli anni della mia giovinezza, quando con i miei familiari arrivavo in treno a Selinunte e stupita visitavo il prestigioso Parco archeologico, il più grande d’Europa. Conoscere la Sicilia occidentale, in particolare il Trapanese, mi ha dato tante gratificazioni, perché vedendo le Stazioni ferroviarie al centro delle città di Mazara, Marsala e Trapani, mi ha fatto comprendere che in tempi ormai lontani, si pensava al bene delle persone abitanti nel centro urbano e si consentiva loro di “prendere il treno” senza ulteriori disagi. Questa terra di Sicilia, baciata dal Buon Dio, non valorizzata da chi la governa, vanta una storia unica e quasi leggendaria, un territorio fertile e ricco di risorse, ha il privilegio di avere ospitato Archimede, Pitagora, Empedocle….e anche Pirandello, Sciascia, Bufalino, per citare soltanto alcuni personaggi illustri che vanno conosciuti e amati.

4 novembre

Per il 4 novembre, giorno in cui si fa memoria di San Carlo Borromeo, si ricordano le vittime della prima guerra mondiale, con la Festa dell’unità nazionale e delle Forze armate. In tutta la nostra Italia la commemorazione dei militari di cielo, di terra e di mare caduti in guerra, avviene in forma solenne a Roma e in tutti i comuni, con il Presidente della Repubblica, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il Capo di Stato maggiore della Difesa, i Presidenti della Camera e del Senato, i governanti delle regioni, le associazioni culturali e i cittadini. La corona di alloro deposta a Roma, all’Altare della Patria, dal nostro Presidente Sergio Mattarella, le Frecce tricolori, le onorificenze attribuite dal Presidente, hanno voluto sottolineare il valore della ricorrenza intesa come riconoscimento e memoria dei fatti e dell’armistizio del 3 novembre 1918, firmato a Padova (villa Giusti ), che restituì all’Italia Trento e Trieste. Il 4 novembre era festa nazionale, che fu mantenuta fino al 1976, abolita poi durante il governo Andreotti con la legge n. 54 del 3 marzo 1977. Mi chiedo il perché e non oso dire di più, considerato che anche i politici più famosi non hanno lasciato buona memoria di sé. Sorvolo su questa mia considerazione, ma il tempo difficile e assurdo in cui stiamo vivendo, il mondo divenuto “sempre più terribile“, a dire del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, mi inducono a lasciare ai miei lettori, altre affermazioni. La Natura si ribella con alluvioni, esondazioni, terremoti e disastri di vario genere, la guerra non cessa in Ucraina e in Israele e in molte altre parti del nostro pianeta, gli sbarchi continui e l’arrivo di centinaia di disperati, mi fanno comprendere che viviamo senza alcuna luce che illumini la nostra vita di ogni giorno, ci sentiamo in un tunnel che si fa più orribile e gravoso. Mi chiedo da sempre perché esistono le Nazioni Unite, le Organizzazioni per la pace, l’Unione europea, perché il Pontefice Papa Francesco è una voce che “grida nel deserto” ? Le commemorazioni ben vengano, ma ci vuole molto altro, moltissimo direi. Cerco di vivere e di non perdere la Speranza, “ultima dea” foscoliana.