L’asino zoppo

Una mia cara amica  è venuta a trovarmi e mi ha salutato così: “lu meggliu sceccu m’azzuppà” che vuol dire “l’asino migliore mi è diventato zoppo” riferendosi al malleolo del mio piede, fratturato e ingessato da giorni. ragion per cui, con un grande sorriso le ho chiesto se mi considera il suo asino migliore fra i tanti di sua conoscenza. Mi ha risposto con un grande abbraccio.

Francesca, fedelissima dell’associazione Aifo (amici di Raoul Follereau, grande giornalista mancato negli anni ’70) mi ha portato anche  un dolce, preparato dalle sue mani e sopratutto la sua giovialità. Follereau affermava che essere felici è far felici gli altri e con altre riflessioni contenute nei suoi scritti, invitava  tutti, specie i giovani, a costruire un mondo fondato sull’amore perché  l’essere umano ha bisogno di pane e di tenerezza.

Ritorno all’asino , simbolo di pazienza e di docilità, ripenso all’asinello della grotta di Betlemme, all’asino  carico di due  grandi ceste,utilizzato dai contadini negli anni del dopoguerra, allo zio Serafino, proprietario terriero, che tornava  da Cannamasca all’imbrunire, a dorso del suo asinello, destando curiosità in noi bambini che lo aspettavamo giocando all’aperto, in quella via Pellegrini che esiste e fa parte della piccola città  della mia infanzia.

Miei cari lettori, sono contenta di scrivere dell’asinello e mi ripropongo di portare pazienza, considerata al mia frattura, che dovrò tenere fino al 7 maggio, sperando che in seguito possa riacquistare la mia autonomia..